Un’atmosfera di solennità e arte ha avvolto la Cattedrale della Madonna del Ponte, che ha accolto il Miserere del compositore frentano Francesco Masciangelo in occasione della serata organizzata dall’Arciconfraternita Morte e Orazione sotto la protezione di San Filippo Neri di Lanciano. Credenti o meno, poco importa: davanti alla grandezza che impregna di significati profondi la navata centrale o le tele perimetrali, è naturale provare pura meraviglia. Un fascino eterno, legato al territorio e alla sua gente, destinato a restare tra le pagine della storia.
Potrà sembrare scontato ai cittadini lancianesi, che hanno occupato numerosi i banchi della Cattedrale, ma la portata culturale del Miserere travalica i confini della capitale frentana. L’estremo pathos espressivo dell’opera rappresenta un inchino garbato e fiero che Lanciano rivolge a chiunque venga attratto dall’eco della tradizione.
• Il Miserere e la Cattedrale: quando il culto indossa i panni della meraviglia
L’impatto visivo si ripete ciclicamente, passo dopo passo, in un ritorno ricorsivo d’incanto immerso nel silenzio. L’introspezione diventa così un sussulto spontaneo, cullato dal candore della bellezza che assume forme diverse nel corso dell’esibizione. Si spegne la folla, si accendono le voci, al cospetto delle struggenti note dell’orchestra sinfonica: è il preludio al climax emozionale dichiarato nelle intenzioni del Salmo 50, che riecheggia tra gli splendenti capitelli corinzi della Cattedrale.

Le sonorità risultano pulite, studiate. Le voci del coro si adagiano con armonia sui suoni orchestrali. L’esperienza multisensoriale che ne deriva è di altissimo valore, degna dei migliori teatri del mondo. Ma prima ancora che uno spettacolo, è un atto misericordioso rivolto al Cielo, a cui nessuno può sottrarsi. Ascoltare è ben diverso dal semplice sentire: il Miserere punta a incantare anche i passanti, i disinteressati, gli scettici. Scindere l’arte e insieme celebrare il culto è il miracolo compiuto dall’Arciconfraternita: il modo migliore per accogliere chiunque, senza rinunciare ai propri codici.
• Un pubblico unito dall’emozione
Il pubblico è variegato, trasversale: non esistono differenze nel culto. Anziani, famiglie, giovani assistono all’opera con compostezza e coinvolgimento. Gli sguardi rivolti al Miserere, i cuori oltre la vanità: c’è qualcosa che cattura l’anima dei presenti, qualcosa di intimo e inviolabile, ma allo stesso tempo condiviso. Spazi e tempi non vengono inquinati da telefoni o mormorii: il pubblico ascolta, partecipa, si emoziona. Porta con sé i propri ricordi, rievocazioni del passato che si tramandano ai nipoti, alle madri, ai padri, agli innamorati. Il tutto si chiude con un lungo, sentito applauso.
• Oltre Lanciano: il Miserere come patrimonio universale
Credenti o meno, lancianesi o meno, il Miserere ha lasciato un segno profondo. “Che bello!” avranno sussurrato in molti, perché la bellezza è la cifra stilistica dell’opera, ed è impossibile non restarne affascinati, specie quando a vestirla è una cornice come la Cattedrale tardobarocca.
Si entra bianchi e incuriositi, si esce ornati di emozioni e incanto. È questa la forza di un’esperienza autentica, in cui tradizione e modernità culturale si intrecciano: simbolo della Lanciano religiosa che, da secoli, rinnova la sua gloria alimentandone l’humus artistico.
. Dennis Spinelli