Si vuole verificare la situazione a tutela dell’ambiente e del commercio cittadino e sentire le associazioni ambientaliste
CHIETI- Primo incontro con la struttura tecnica e l’avvocatura comunale sulla decisione della Regione su Mirò 2, espressa attraverso il Comitato della Valutazione di Impatto Ambientale. “Dobbiamo vagliare l’efficacia degli atti sull’opera e la loro validità – spiega il sindaco Diego Ferrara –L’insediamento è a ridosso del fiume, in un’area dove dal 2006 il Piano stralcio a difesa dalle alluvioni e relativi aggiornamenti, rileva un elevato rischio di inondazione, sia nel perimetro dei fabbricati e soprattutto nella via di accesso agli stessi che, in caso di esondazione, finirebbe sott’acqua, com’è peraltro già accaduto ripetutamente in passato. Ci sono anche effetti non trascurabili anche a valle dell’insediamento, quindi nell’area di Chieti Scalo, Cepagatti, Sambuceto e Pescara, che pur non essendo stati considerati dalla VIA postuma di qualche giorno fa, quella che ha scelto di dare l’ok all’opera con prescrizioni di natura tecnica, potrebbero rappresentare un problema per altre zone del territorio limitrofe e a valle, esposte e comunque fragili”.

Il primo cittadino ricorda la sua amministrazione ha ereditato un iter già avviato, ma dovendo fare scelte a tutela di tutte le parti in causa vuole assicurarsi che leggi e procedure vengano strettamente applicate proprio per dare valore alle tutele ambientali sui luoghi e a quelle commerciali.
L’amministrazione vuole inoltre aprire un confronto con le associazioni ambientaliste. Ferma la posizione della sezione Italia Nostra di Chieti che si oppone con forza al progetto: “Sta vincendo ancora una volta il “cemento armato”, ai danni dell’ambiente naturale. In una sorta di terra di nessuno si sta perpetrando da almeno tre lustri una delle più incredibili vicende tra l’investimento economico, da cui c’è chi si attende almeno 300 nuovi posti di lavoro (con salari naturalmente di fame, che non fanno vivere bene chi li riceve) e la speculazione edilizia che realizza edifici, peraltro architettonicamente brutti e antiestetici, ai margini di un fiume che in più occasioni è già esondato, provocando danni rilevanti alle costruzioni ed all’ambiente circostante. Il direttivo della sezione di Italia Nostra teatina è pronta a proporre un confronto con tutte le parti che si oppongono allo scriteriato progetto di ampliamento per chiarire tutti gli aspetti del pasticciaccio e giungere ad interventi che comprendano anche il recupero del Vivaio regionale di Santa Filomena, vergognosamente lasciato in stato di abbandono da una ventina di anni. È, questo, un invito al quale si spera vogliano rispondere quanti hanno a cuore il progresso sociale ed economico della popolazione, assicurando allo stesso tempo il benessere, la salubrità e la conservazione dell’ambiente naturale del territorio” conclude l’associazione.