Negozi che chiudono, ristoranti e delivery in crescita: anche Lanciano e la provincia non fanno eccezione
Negli ultimi dodici anni, secondo i dati del Centro Studi Confcommercio in collaborazione con l’Istituto Tagliacarne, l’Italia ha perso 118 mila negozi al dettaglio (-21,4%) e 23 mila attività ambulanti (-24,4%).
In controtendenza, crescono invece di 18.500 unità le imprese di alloggio e ristorazione.
Un processo di trasformazione che si vede chiaramente anche a Lanciano e nella provincia di Chieti. Non si tratta più soltanto di un centro storico impoverito: il fenomeno investe anche le periferie e i quartieri residenziali.
In città interi comparti — dal quartiere Santa Rita a via del Mare, fino a viale Cappuccini — vedono chiudere storiche attività di abbigliamento, casalinghi, librerie e ferramenta. Spazi lasciati vuoti o sostituiti da servizi di somministrazione di cibo, centri estetici e attività legate al delivery, che intercettano un mercato sempre più spostato sul “tutto a domicilio”.
Il caso di Lanciano
Lungo corso Trento e Trieste è ormai raro fermarsi davanti alla vetrina di un negozio di abiti o calzature: sono sempre più numerosi, invece, i locali dedicati alla ristorazione, anche etnica. Il fenomeno non si ferma al centro, ma si diffonde verso i quartieri: spazi una volta dedicati al commercio vengono riconvertiti, o peggio lasciati sfitti. Un cambiamento che incide sul tessuto urbano, privando le zone residenziali di quei punti di riferimento quotidiani che erano anche luoghi di socialità.
A confermarlo è la voce di una storica commerciante di calzature del centro: «Ogni anno è più difficile. La gente compra online, si sposta nei grandi centri o semplicemente non spende più come una volta. Noi resistiamo con fatica, ma se le cose non cambiano saremo costrette a chiudere anche noi. E dispiace, perché dietro ogni vetrina c’è una famiglia, c’è una storia».

La situazione nella provincia di Chieti
Nel resto della provincia il quadro non è migliore. A Vasto, nel solo 2022, hanno chiuso 45 attività commerciali. A Chieti, tra il 2012 e il 2021, il saldo è stato negativo sia in centro che in periferia. Ortona, Guardiagrele e San Salvo registrano una progressiva contrazione delle attività di dettaglio e una crescita disordinata di ristoranti, pizzerie e take away.
L’allarme di Confcommercio Chieti
Marisa Tiberio, presidente provinciale di Confcommercio Chieti, sottolinea che la desertificazione commerciale non è solo un problema economico, ma sociale: «Quando i negozi chiudono, si svuotano le strade, si abbassa il presidio sociale, si rischia di aumentare l’insicurezza». Tiberio invita le istituzioni a considerare la questione una vera e propria emergenza, da affrontare con piani di sostegno, incentivi alla riapertura dei locali sfitti e politiche urbane partecipate.
Il rischio: un territorio senza anima
Il commercio non è solo economia, ma un elemento di identità urbana. La perdita di negozi di prossimità toglie vita ai quartieri, priva le persone, soprattutto anziani e famiglie, di punti di riferimento sotto casa. A questo si aggiunge la chiusura di sportelli bancari e uffici postali, che sta portando a una desertificazione dei servizi.
Le proposte per invertire la rotta
Confcommercio spinge per la creazione di “patti locali” tra amministrazioni e imprese, incentivi per le giovani attività, sgravi fiscali per chi apre botteghe di prossimità, e politiche di mobilità e accesso ai centri commerciali naturali urbani. Lanciano, così come l’intera provincia di Chieti, è a un bivio: o accetta questa trasformazione passiva, o prova a governarla, restituendo alle città e ai quartieri la vitalità perduta.