Dietro lo schermo di un computer o di uno smartphone può nascondersi un mondo silenzioso e pericoloso, fatto di solitudini invisibili, connessioni ingannevoli e rischi difficili da riconoscere. Lo ricorda con forza la vicenda di Andrea Prospero, lo studente universitario trovato morto a Perugia lo scorso 29 gennaio, un caso che ha scosso l’opinione pubblica e aperto interrogativi sul rapporto tra giovani e rete.
Gli investigatori stanno analizzando i dati contenuti nei dispositivi sequestrati nella stanza del ragazzo: un pc portatile, cinque telefoni cellulari e ben 46 sim-card. Un materiale imponente, ora al vaglio della polizia postale e della squadra mobile, coordinati dalla Procura di Perugia. È un’indagine ancora in corso, ma già si percepisce quanto il web possa diventare un luogo complesso, in cui fragilità e isolamento rischiano di moltiplicarsi.
“Questa tragedia deve essere un monito per chi frequenta il mondo di Internet”, ha dichiarato l’avvocato Carlo Pacelli, legale della famiglia Prospero. Una richiesta di attenzione che non riguarda solo i giovanissimi, ma chiunque si affacci quotidianamente sulla rete senza sempre cogliere i pericoli nascosti dietro chat, social e piattaforme anonime.
Accanto al dolore della famiglia di Andrea, emerge anche quello della famiglia del giovane arrestato con l’accusa di istigazione al suicidio. La madre del diciottenne, in un’intervista al Messaggero, ha raccontato la sua impotenza: “Siamo persone perbene, abbiamo sempre parlato ai nostri figli dei pericoli della rete e delle droghe. Ma lui è molto chiuso e riservato, sempre con il telefonino in mano. Ci sentiamo soli e impotenti in tutto questo”.
Le sue parole danno voce a un sentimento diffuso tra tanti genitori che, pur cercando di accompagnare i figli nel loro percorso, si trovano disarmati di fronte alla chiusura e al silenzio. La solitudine dei ragazzi, spesso celata dietro una connessione continua, può diventare un abisso difficile da comprendere e da raggiungere.
Il caso di Perugia non fornisce ancora risposte, ma invita a riflettere. Perché dietro ogni schermo c’è un mondo fatto di scelte, vulnerabilità e talvolta di silenzi che chiedono di essere ascoltati. Senza giudizi, ma con la consapevolezza che il web non è solo una porta aperta sul mondo: può essere anche un luogo in cui si rischia di perdersi.