C’è una novità importante per fare luce sulla morte di Andrea Prospero, il 19enne studente lancianese trovato morto a Perugia lo scorso 29 gennaio. La Procura di Perugia, diretta da Raffaele Cantone, ha infatti emesso una ordinanza cautelare degli arresti domiciliari a carico di un giovane, residente nella provincia di Roma, accusato di istigazione o aiuto al suicidio.
I particolari verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 12 in questura a Perugia.

Come riportato nei giorni scorsii anche da numerosi media nazionali, le indagini hanno rivelato che la causa del decesso è dovuta a un mix letale di benzodiazepine e ossicodone, sostanze che hanno avuto un effetto depressivo sul sistema respiratorio e cardiovascolare.
La svolta di oggi confermerebbe i timori ed il pensiero della famiglia che non ha mai creduto al suicidio volontario di Andrea.
“L’ipotesi di istigazione o aiuto al suicidio – ha sottolineato l’avvocato Francesco Mangano che con Carlo Pacelli assiste i Prospero – sembra confermare quello che abbiamo sempre sostenuto“.
Durante la conferenza stampa del procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, ha illustrato il primo tassello dell’indagine che ha portato all’arresto del giovane romano: “Più che istigato, il giovane ai domiciliari, avrebbe aiutato il povero Prospero al suicidio.

“Questa storia è l’esempio di come si possa incorrere nella trappola virtuale racconta la Polizia Postale. Il dottor Petrazzini che ha effettuato le indagini. “Senza il reperimento degli apparati tecnologici di Prospero non sarebbe stato possibile risalire ai fatti.
“Questo è solo il primo tassello dell’indagine che deve continuare – afferma ancora Cantone -In due mesi e quindi in tempi abbastanza brevi riteniamo di avere individuato il possibile autore dell’aiuto al suicidio. Anche se ovviamente vale la presunzione di innocenza. C’è un altro indagato per cessione medicinale oppiaceo.
“Stamani è stata eseguita una perquisizione in Campania – ha spiegato il magistrato – nei confronti di un giovane che riteniamo essere colui che ha venduto il medicinale“
Il giovane – chiude Cantone – però non risponde dello stesso reato (istigazione o aiuto al suicidio -ndr) perché lui non era in grado ovviamente di conoscere la ragione per la quale Prospero lo ha utilizzato“