Quando si parla di cani è opinione comune ritenere che la modernità, assieme al complesso sistema di consapevolezze derivante dalla progressiva legislazione in materia, abbia contribuito ad una migliore convivenza sociale. Oggi ci si interroga fermamente sulle relative tutele elargite dalla legge o sulle modalità desiderabili circa il benessere dei nostri amici pelosi, tuttavia sono diversi i quesiti diametralmente fondamentali esclusi dal dibattito pubblico; forse perché meno attuali, o semplicemente irrilevanti rispetto alle tendenze ideologiche, tra le quali ad esempio emerge il tema dell’umanizzazione eccessiva degli animali. In prima istanza sarebbe doveroso chiedersi: che cos’è un cane?
E subito dopo comprendere quei fenomeni evolutivi alla base dell’odierna domesticazione, avvenuta circa 15.000 anni fa nelle comunità di raccoglitori-cacciatori. Sappiamo infatti che il progenitore del cane domestico, appartenente alla sottospecie Canis lupus familiaris, sarebbe il lupo grigio, ma come si è passati dall’una all’altra specie?

LA TEORIA DEI CONIUGI COPPINGER E LA DOMESTICAZIONE MULTIFASE
Una delle teorie scientificamente più accurate appartiene ai coniugi Raymond e Lorna Coppinger, i quali osservarono che l’avvicinamento tra lupi e comunità paleolitiche avvenne mutualisticamente, per mezzo degli esemplari marginalizzati all’interno delle dinamiche del branco. Seguendo da lontano i gruppi di cacciatori, questi animali avrebbero iniziato a legarsi agli umani grazie alle maggiori possibilità di sopravvivenza.

Chiaramente il postulato di esistenza, al netto dell’assunto iniziale, è che tale specie sviluppasse tratti genetici-comportamentali quali socialità e docilità nei confronti dell’uomo, doti necessarie nel corso della storia affinché si addivenisse alla domesticazione compiuta. C’è da segnalare che le teorie offrono interpretazioni definite “multifase”, dunque il processo di domesticazione fu sostanzialmente scandito da iter a più riprese, da fattori ambientali, anche tra aree geografiche culturalmente differenti, ma il risultato fu biologicamente speculare, poiché le popolazioni di lupo occuparono le nicchie ecologiche umane come “sinantropi”, ossia specie non addomesticate che ebbero beneficio da un ambiente antropizzato.
LA NUOVA TEORIA DELL’AUTO-SELEZIONE
Il 12 febbraio alcuni ricercatori, sulla “Proceedings of the Royal Society: Biological Sciences”, hanno formalizzato uno studio interessante sulla questione, proponendo la prospettiva della protodomesticazione, avvalendosi dei modelli matematici, per dimostrare come il passaggio dal lupo al cane possa essere avvenuto spontaneamente in un lasso di tempo relativamente corretto. Gli studiosi partono dalla constatazione che la principale critica mossa alla teoria dell’autoselezione riguarderebbe l’arco cronoligico attraverso cui misurare la selettività naturale, un tempo ritenuto troppo misero acciocché i lupi riuscissero ad evolversi senza l’intervento dell’uomo.
Gli autori dettano: “Simulare il processo aiuterebbe a dimostrare se tale obiezione è sufficiente per respingere questa ipotesi. Pertanto, abbiamo costruito un modello basato su agenti dell’evoluzione di un singolo tratto, una misura della tolleranza umana nei cani per testare il merito dell’obiezione del vincolo temporale. Abbiamo testato scenari sia con che senza preferenza di partner per fornire una potenziale forza selettiva sessuale. Abbiamo utilizzato tassi di fecondità e mortalità dalla letteratura per la convalida. Il test di Hartigan di unimodalità è stato utilizzato per misurare se e quando si è verificata la divergenza delle popolazioni”.

LE CARATTERISTICHE DEL MODELLO ABM
Le pressioni selettive naturali non sono abbastanza forti da far sì che la speciazione avvenga in un periodo di tempo così breve, questo il punto mediale del dibattito. Elzinga, Kulwicki, Iselin, Spence e Capaldi muovono i primi passi strutturali sull’eredità darwiniana, sugli studi di Belyaev, prendendo una componente genetica importante (la docilità), al fine di ottenere una serie di risultati funzionali e multivariati al fenomeno della domesticazione. Il modello ABM è basato su agenti reagenti, con fattori unici e correlati, dando vita a proprietà evolutive emergenti.
Quali sono le caratteristiche?
“L’ABM include parametri definiti dall’utente come tasso di mutazione, valori di fecondità, capacità di carico, probabilità di sopravvivenza annuale (non di fame) e distribuzione del cibo tra fonti di cibo selvatiche e fonti di cibo umane. Fornisce la distribuzione della popolazione di un singolo tratto, la tolleranza dei lupi verso gli umani, nel tempo. Il modello include anche lo sviluppo umano per guidare la competizione di nicchia e l’allevamento cooperativo. L’ABM contiene due potenziali fattori trainanti dell’evoluzione: la fame e la selezione del compagno femminile, quest’ultima attivata o disattivata da un’impostazione dell’utente. Inoltre, esaminiamo due potenziali scenari per l’insediamento umano nel paesaggio: quando la presenza umana è costante nel periodo di tempo e quando la presenza umana aumenta linearmente. Quindi analizziamo in base a quali set di parametri la popolazione di lupi diverge in due distinte sottopopolazioni, dove una è più tollerante verso l’uomo rispetto all’altra”.
A livello metodico, gli esperti descrivono il protocollo ODD e sette sottosezioni parametriche:
– Scopo dell’indagine
– Entità, Variabili di stato e Scale
– Panoramica e Pianificazione del processo
– Concetti di progettazione
– Inizializzazione
– Dati di input
– Sottomodelli
I RISULTATI: LA DOMESTICAZIONE DEI CANI POTREBBE ESSERE AVVENUTA SENZA L’INTERVENTO UMANO
Questi i risultati prodotti dai modelli matematici. La speciazione, ossia la separazione selettiva tra cane e lupo, sarebbe avvenuta nel 37% dei casi. Con la preferenza del compagno, si passa al 74% (66,2% con cibo umano costante e 82,2% con cibo umano crescente) e si va allo 0% delle ripetizioni, se non c’è preferenza del compagno sessuale. Con la preferenza del compagno, il tempo mediano per la speciazione è stato di 8030 anni (6850 anni con cibo umano costante e 8976 anni con cibo umano crescente), mentre la durata mediana della speciazione è stata di 3425 anni (2990 anni con cibo umano costante e 3945 anni con cibo umano crescente).
Perché è scientificamente centrale la dote genetica della docilità? La ricerca evidenzia nitidamente che i cani marcatamente docili si accoppiavano con esemplari simili a loro, favorendo dunque la speciazione nell’intervallo temporale auspicato fino ad esaurimento. Nel caso contrario, nella riproduzione tra individui docili e lupi selvatici, la speciazione falliva.
“I nostri risultati indicano che l’ipotesi della proto-domesticazione non può essere respinta sulla base di vincoli temporali”. È possibile visionare lo studio completo al seguente link: https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rspb.2024.2646
. Dennis Spinelli