Ortona- Via le impalcature: finiti i lavori di messa in sicurezza, consolidamento della facciata, dei portali in pietra della chiesa di San Tommaso Apostolo nell’ambito di un complesso restauro conservativo del monumento che ha visto la fattiva collaborazione dei funzionari della Sovrintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo che hanno seguito tutte le fasi dell’intervento.
Lavoro complesso perché la chiesa, concattedrale della arcidiocesi di Lanciano-Ortona, è costituita da un edificio molto articolato che ha portato la Curia arcivescovile di Lanciano-Ortona e la parrocchia a programmare diversi interventi.
Tre i lotti principali susseguitisi dal 2018 e ora conclusi
I primi due lotti di lavori sono stati costituiti dal rifacimento di gran parte della copertura, dal ripristino della regimentazione delle acque piovane, dal restauro e consolidamento di cornicioni e fregi decorativi, dal consolidamento di alcune volte interne.
(Progettista: architetto Gregorio Di Luzio Impresa: IGEMACO S.r.l. Costo complessivo di 495.652,42 euro di cui 400mila euro di contributi Regione e Cei).
Il terzo lotto ha visto il consolidamento della volta della navata della chiesa e il consolidamento e restauro di parte del paramento lapideo esterno della chiesa, attraverso opere di pulizia, di ancoraggio e integrazione dei conci esistenti.
(Progettista : arch. Gregorio Di Luzio Imprese: GE.CO. s.n.c. HALT S.a.s.; Coordinatore della sicurezza: Architetto Elisabetta De Rubertis, Restauratore Davide Borzacchini. Costo 346.955,50 contributo CEI € 242.868,85).
Ed è questo ultimo lotto che riconsegna alla città e alla diocesi un monumento importate che si presentava in condizioni di degrado materico dovuto ad una pluralità di cause, fisiche e chimiche che avevano portato ad una modifica plastica e cromatica di importanti parti dell’antico edificio.
Oggi croste nere, patine di origine biologica sono un ricordo e risplendono colori come il verde, il rosa, l’azzurro
“Siamo davvero felici di poter riconsegnare alla comunità una chiesa tanto importante”, commenta don Domenico Di Salvatore direttore dell’ufficio per i beni culturali e l’edilizia di culto della diocesi, “dopo lavori lunghi e complessi. Siamo poi felici di aver recuperato, riportato alla luce il gruppo scultoreo della Vergine col Bambino e i due Santi ai lati, le parti più antiche dei portali, risalenti con molta probabilità al secolo XIII°, con importantissime coloriture policrome di elevata qualità storico-artistica. Parti della chiesa non andate distrutte, come altre purtroppo, durante la Seconda Guerra Mondiale”.
I lavori per arrivare a risultati tanto sorprendenti si sono seguite due fasi: quella preliminare-conoscitivo-diagnostica e quella operativa.
La fase diagnostica ha permesso di individuare in modo preciso le tipologie di degrado (patine di origine biologica, incrostazioni, ossalati ed altro) e intervenire in maniera adeguata e scientificamente corretta.
La fase di prelievo è stata utile anche per conoscere più a fondo il manufatto, la sua storia e le minute caratteristiche degli elementi componenti. In questo senso sono state importantissime le analisi chimico-fisiche fatte svolgere a cura dell’impresa esecutrice dei lavori e dal restauratore.
Da queste indagini e studi è emerso che i resti scultorei delle parti più antiche dei portali, risalenti con molta probabilità al secolo XIII°, hanno pregevoli ed importantissime coloriture policrome-verde, rosa, azzurro– di elevata qualità storico-artistica realizzate attraverso pellicole pittoriche di pregio.
Dopo le analisi e gli studi è iniziato il restauro con le prime operazioni di pre-pulitura generale delle superfici lapidee per eliminare depositi incoerenti, come guano di volatili, nidi di vespe, terriccio e accumuli di detriti vari.
Poi è stata verificata e controllata la stabilità di tutte le scaglie e dei frammenti decoesi, consolidati le parte instabili con iniezioni di malte naturali e adesivi specifici.
Il trattamento per l’arresto di attacchi biologici di microrganismi biodeteriogeni (patine biologiche), alghe, funghi, licheni e microrganismi autotrofi e/o eterotrofi, è stato effettuato su tutto il paramento lapideo con prodotti biocidi specifici. Il secondo trattamento per la rimozione delle croste nere, che sono per i monumenti un vero e proprio problema, è stato effettuato mediante impacchi emollienti di polpa di cellulosa, seppiolite, acqua demineralizza diluiti composti chimici di carbonato d’ammonio lavati poi con acqua demineralizzata nebulizzata, spugne, spazzole di saggina e di nylon.
L’impacco con questi prodotti è un momento importantissimo della pulitura poiché l’obiettivo è quello di rimuove lo sporco ed il degrado senza intaccare e creare danno alla pietra e mantenere le caratteristiche storiche ed artistiche.
Particolare attenzione è stata rivolta alla pulitura del gruppo scultoreo della Vergine col Bambino e i due Santi ai lati che sono di fatto una delle parti di maggiore pregio del gruppo scultoreo.
Al termine dell’opera di restauro sono state effettuate le operazioni di: – Stuccatura dei giunti; – Sarcitura delle lesioni e delle fessure – Microstuccature utilizzando malte preparate con sabbie di pietra arenaria e pietra della Maiella, alternate con calce naturale di un color nocciola.
Questo uso di sabbie derivate dalla macinazione di pietre locali è fondamentale poiché significa operare secondo metodi e tecnologie antiche. La fase finale ha interessato la protezione della pietra dagli agenti atmosferici e dagli attacchi biologici in genere, applicando un prodotto protettivo idrorepellente e traspirante.
L’esperienza dell’importante restauro della Pietra dei Portali di San Tommaso ad Ortona è stato eseguito dunque tra tradizione e metodi storici ed innovazione tecnologica e scientifica per conservare il passato e le sue tradizioni e trasferirle al futuro, alle prossime generazioni.