Per la tragedia di Rigopiano – dove il 18 gennaio del 2017 morirono 29 persone nel crollo dell’hotel travolto da una valanga – i capi d’accusa di disastro colposo e omicidio colposo in concorso, esclusi in primo e secondo grado, dovranno essere nuovamente considerati in un secondo processo in Corte d’Appello a Perugia, con il coinvolgimento di altre figure, tra Prefettura e Regione Abruzzo, assolte nei primi due gradi di giudizio.
Non solo: lente di ingrandimento anche sulla carta valanghe che mancava e quindi chiamata quindi a nuovo processo anche per i dirigenti regionali della Protezione Civile (tema sul quale le parti civili temono la prescrizione), oltre al rigetto di tutti i ricorsi degli imputati.
Che è in sostanza un ritorno alla prima ipotesi accusatoria della Procura di Pescara dei Pm Andrea Papalia e Anna Benigni.Nelle richieste del Sostituto Procuratore Generale in Cassazione a Roma, Giuseppe Riccardi, c’è un sostanziale aggravamento delle responsabilità degli imputati.
Nel processo di Appello, davanti ai giudici dell’Aquila, erano state disposte 8 condanne e 22 assoluzioni, che per questi gravi capi di imputazione vengono rimesse in discussione dalla Procura Generale.
In particolare, oltre al riesame delle posizioni dell’ex Prefetto Francesco Provolo e della Dirigente della Prefettura Ida De Cesaris, per il quale il PG chiede un nuovo processo in appello per omicidio colposo in concorso, confermando la condanna per Provolo a un anno e 8 mesi per omissione di atti d’ufficio e falso, si richiede ai giudici con l’ermellino che venga celebrato un nuovo processo in Appello per i Dirigenti della Regione Caputi, Visca, Primavera, Antenucci, Giovani e Belmaggio, assolti in secondo grado, ma i quali dovranno rispondere della mancata attivazione della Carta Valanghe da parte della Regione Abruzzo.
Per l’ex sindaco di Farindola, Lacchetta, già condannato in secondo grado, invece, si chiede un nuovo processo per disastro colposo.
Nelle sue richieste il PG chiede che vengano confermate tutte le altre condanne. Soddisfatti i legali delle parti civili, condensati nelle parole di Wania Della Vigna: “Siamo soddisfatti delle richieste della Procura – ha commentato l’avvocato – perché ripropone il nostro impianto accusatorio”.All’esterno del Palazzaccio erano presenti alcuni parenti delle vittime.
“Siamo oramai abituati a stare in attesa fuori dalle aule di tribunali- spiegano-. Stare insieme ci conforta e ci da la forza di andare avanti, siamo una grande famiglia. Uniti da quella tragedia di quasi otto anni fa”. Oggi la ripresa dell’udienza alle ore 10 con l’arringa di altri avvocati difensori, poi il ritiro in Camera di Consiglio e verosimilmente in serata o, al massimo, venerdì mattina la sentenza.