Da Ortona viene lanciato un appello alle istituzioni per salvaguardare l’ormai decadente chiesa di S. Maria della Pace. Un sito intriso di storia che unisce le comunità di Ortona e Lanciano e non solo, perché la sua eco giunge anche oltreoceano, in Canada. A lanciare il grido d’allarme sono i presidenti dell’associazione ortonese di “Storia Patria”, Andrea Di Marco, avvocato e storico di Ortona, e della sezione abruzzese di “Italia Nostra”, l’architetto lancianese Pierluigi Vinciguerra.
«Come associazione di ricerca storica e tutela del patrimonio storico architettonico e culturale ortonese – afferma Di Marco – vogliamo coinvolgere la cittadinanza e soprattutto le istituzioni su quello che è l’attuale stato di degrado e abbandono di una struttura importante per la storia di Ortona e non solo». Si tratta infatti di un antichissimo sito di culto risalente al 1440, costruito a testimonianza della pace raggiuta fra Ortona e Lanciano per intercessione del frate francescano Giovanni da Capestrano nel 1427, data del lodo di pace giurata fra le due città nella cattedrale di S. Tommaso.
Anche Lanciano ricevette “in dono” la sua chiesa: quella di Sant’Angelo della Pace, tuttora in auge. La chiesa ortonese in decadimento è legata anche alla Battaglia di Ortona perché il 21 dicembre 1943 fu il luogo dove si consumò il primo “Ortona Toast”, bevanda alcolica che da allora è entrata nella tradizione del Royal Canadian Regiment, con un brindisi che viene fatto ogni anno dai membri del reggimento ovunque essi si trovino.
Ciò è accaduto di recente ad Ortona proprio davanti alla chiesa di S. Maria della Pace, nel dicembre 2023, dove alcuni membri del Royal Canadian Regiment hanno consumato l’”Ortona Toast”, che compiva ottant’anni proprio in occasione del coevo anniversario della Battaglia di Ortona.
L’appello alla salvaguardia di ciò che oggi resta dell’antica chiesa è rivolto, in particolare, alla Soprintendenza provinciale alla quale i presidenti delle due associazioni hanno già scritto chiedendo un incontro e un sopralluogo ma – lamenta Vinciguerra – «senza ricevere alcuna risposta». Dopo il crollo del tetto, ad oggi dell’antico sito, che insiste su un’area divenuta di proprietà privata agli inizi dell’Ottocento (appartenente ancora oggi ad una famiglia residente a Francavilla al Mare), resta solo la struttura muraria (18 metri di lunghezza, 7 di larghezza, 120 metri quadrati di superficie) che però – denunciano le associazioni – starebbe subendo un tentativo di smantellamento da parte di ignoti.
La chiesa di Santa Maria della Pace è stata sottoposta a tutela da parte del Ministero della Cultura con un decreto (il n. 14662 nel 1988) che, di fatto, ha conferito all’immobile un vincolo di interesse culturale. Ed è stata oggetto anche di un’ordinanza sindacale del Comune di Ortona (n. 35 dell’8 febbraio 2023) con la quale, a seguito di un intervento dei vigili del fuoco, si obbligava la proprietà a provvedere entro e non oltre il termine di quindici giorni dall’ordinanza, previa nomina di tecnico abilitato di fiducia, alla messa in sicurezza delle parti pericolanti e all’adozione di tutti gli accorgimenti necessari alla eliminazione definitiva della situazione di pericolo accertata di crollo di altre parti.
L’ordinanza è stata disattesa. A fronte di questo contestato immobilismo, Di Marco e Vinciguerra avvisano che, qualora dovesse proseguire anche il silenzio da parte dalla Soprintendenza, le associazioni si rivolgeranno direttamente al Ministero della cultura per chiedere un’ispezione. «Inviteremo anche il sindaco di Lanciano e il commissario di Ortona ad un incontro – aggiunge Vinciguerra – per chiedere loro di impegnarsi nella tutela di questo prezioso sito storico e culturale. Un patrimonio che rischia di andare completamente disperso».
Alla chiesa di S. Maria della Pace si accede da una stradina laterale da via Civiltà del Lavoro, nei pressi della cantina sociale ortonese. Quando fu costruita nel 1440, accanto ad essa fu realizzato anche un convento i cui ultimi resti delle mura sono stati abbattuti nel 1975 per far spazio a capannoni industriali di cui ad oggi restano silos arrugginiti, simbolo di degrado industriale. La residua chiesa, che fino agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, conservava al suo interno delle opere del pittore ortonese Ignazio Marchiani eseguite nel 1832, oggi custodite e depositate a Palazzo Farnese, conserva ancora oggi palesi segni della sua antichità: mura quattrocentesche con pietre angolari ben squadrate, stipiti precisi nel portale d’ingresso e alle finestre, vela campanaria, in parte rimaneggiata, reperiti di collegamento con la scomparsa costruzione conventuale che era contigua, elementi decorativi sobri ma eleganti.
«La chiesa – si legge fra i documenti dell’associazione ortonese di “Storia Patria” – è l’unico monumento rimasto del secondo insediamento francescano in Ortona e sarebbe molto bello se il Comune in questo anno giubilare acquistasse l’immobile, di proprietà privata, poiché la proprietà pubblica è la via migliore per avviare un intervento di restauro».
. Antonio Di Carlo