Al via i giochi Paralimpici estivi 2024 dal 28 agosto all’8 settembre, nella maestosa cornice di Parigi. Lo sport non va mai in vacanza ed è tempo di fiondarsi sugli atleti che avranno l’onere di portare in alto la propria bandiera: presente ovviamente anche l’Italia e la selezione paralimpica degli eroi azzurri, che ben hanno figurato nella rassegna francese.
Ad oggi, i nostri ragazzi hanno ottenuto 8 ori, 7 argenti e 13 bronzi, classificandosi in settima posizione nel medagliere, in attesa di scoprire quali saranno le imprese nei prossimi giorni.

Spesso, ad onor di cronaca, serpeggia l’errata convinzione che i Giochi Paralimpici siano discipline di seconda fascia, manifestazioni di carattere prettamente sociale svuotate del patos sportivo, cosparse di puro pietismo retorico. Etichette affiliate quali “poverini”, generale ed immotivata compassione, in sintesi uno status che non viene riconosciuto se non nella spettacolarizzazione della disabilità; ed è qui, attraverso la cultura, la conoscenza, l’ascolto e il dialogo che bisognerebbe compiere uno step evolutivo. Non per riconoscenza, si tratta di legittimazione da sublimare.
E allora possiamo dirlo, ma quali poverini! Stiamo parlando di atleti che si allenano duramente da una vita, professionisti della propria disciplina di appartenenza, abili conoscitori dei segreti e delle dinamiche sportive mondiali.
Abbiamo chiesto a Ilenia Colanero, campionessa paralimpica di Apnea, nonché detentrice di ulteriori record mondiali, un pensiero su questa edizione e nel complesso una panoramica sui giochi Paralimpici:
“Le Olimpiadi sono il sogno di ogni sportivo inutile negarlo. E in questi giorni un po’ di sana invidia c’è. La mia televisione è sintonizzata solo sulle Paralimpiadi e gli occhi si illuminano su ogni disciplina indistintamente. Ho amici che sono lì e vederli realizzare è motivo di orgoglio. Noi atleti paralimpici non andiamo solo per partecipare, noi gareggiamo e le nostre competizioni sono al pari delle Olimpiadi e questa cosa la si dovrebbe riconoscere. E invece no. A volte mi sembra di percepire come se le Paralimpiadi fossero spettacolo per le condizioni di disabilità.
In realtà non è così: noi siamo sportivi, agonisti e lo siamo come ogni altra persona. Siamo tutti uguali, semplicemente ognuno ha la sua categoria. La mia disciplina per ora non è nelle Paralimpiadi ma spero che nel 2028 ci saremo
Le Paralimpiadi mi emozionano e sentire l’inno risuonare tutte queste volte è motivo di orgoglio. L’Italia è forte e gli atleti lavorano anni per questa competizione, lo fanno al pari degli atleti delle Olimpiadi. Domani parto per una competizione sul lago di Garda, potrebbe uscirci un record mondiale, non so ma io darò tutta me stessa. E in questo periodo per me sarebbe ancora più motivo di orgoglio. Lo sport è sport per qualsiasi tipo di atleta agonista: disabile o no. Io credo che semplicemente che siamo tutti allo stesso pari, semplicemente ognuno con le sue regole. Concludo solo con una cosa, Forza azzurri fateci sognare”.
Parole chiare, nette, inequivocabili. Nel corso delle Olimpiadi, avevamo rilevato gli insegnamenti dei nostri atleti per tutto il mondo sportivo e per i tanti ragazzi che praticano sport, fatto di sacrifici, diligenza, applicazione e condivisione. L’appello lanciato viene ora rinnovato con maggiore enfasi affinché si possa giungere a riconoscere completamente e compiutamente il valore dei professionisti paralimpici. Il cuore, la passione, il sudore, il lavoro e le difficoltà non hanno connotazione, ma possono sicuramente definire chi siamo. E c’è chi vale tanto.
- Dennis Spinelli