Cambia la società e inevitabilmente cambiano le abitudini, gli obiettivi, in parallelo ai cosiddetti status sociali desiderabili. Sembrano così lontani i tempi delle arti e dei mestieri tramandati dai “mastri”, professionisti del settore nonché profondi conoscitori di un lavoro forgiato dalla lunga tradizione.
Parliamo di nonni o parenti prossimi, personaggi legati a piccoli contesti che hanno generato storie e memorie, semplicemente uomini e donne dei “vecchi saperi“.
Quali fattori hanno influito e come determinare culturalmente tale passaggio?
In Italia il trend è stato rilevato dagli Uffici Studi CGIA, che ha analizzato i dati dell’INPS e di Infocamere/Movimprese: il 2023 è l’ennesimo anno da bollino rosso per i lavori manuali, mentre il rischio concreto è che nella prossima decade potrebbe essere sempre più difficile reperire lavoratori autonomi, senza dover necessariamente passare almeno per le grandi imprese.
I numeri

Se nel 2012 erano poco meno di 1.867.000 unità, nel 2023 la platea complessiva è crollata di quasi 410mila soggetti (-73mila solo nell’ultimo anno). Ora il numero totale sfiora quota 1.457.000.
Secondo i dati Infocamere/Movimprese, anche il numero delle aziende artigiane attive è in forte diminuzione.
Se nel 2008 (anno in cui si è toccato il picco massimo di questo inizio di secolo), in Italia le imprese artigiane erano pari a 1.486.559 unità, successivamente sono scese costantemente e nel 2023 si sono fermate a quota 1.258.079.
L’Abruzzo conferma l’andamento con Teramo tra le province maggiormente in deficit (- 30,6%), poi Pescara (-29,3%) e Chieti (-28,7%)
Tre realtà che occupano rispettivamente posizioni tra le peggiori 10, un dato chiaramente allarmante se rapportato alla composizione degli interessi attorno ai caratteri cardine dell’abruzzesità.



Le possibili cause
Un elemento chiave riguarda la crescente svalutazione culturale di attività artigianali, aspetto che ha allontanato le nuove generazioni dal desiderare carriera in questo settore. Il tratto del profondo cambiamento avvenuto, ad esempio, è riscontrabile dal risultato che emerge dalla comparazione tra il numero di avvocati e di idraulici presenti nel nostro Paese: se i primi sfiorano le 237mila unità, si stima che i secondi siano “solo” 180mila. Scarsa formazione unita all’incapacità di predisporre percorsi scolastici vincolati a logiche novecentesche.
Altro elemento è la scomparsa delle botteghe a conduzione familiare nei nostri Borghi. Sono ormai ridotte al lumicino le attività storiche che ospitano calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri mentre le vie della città contano innumerevoli saracinesche abbassate, lasciando una scia di degrado, asocialità e insicurezza facilmente riscontrabili.
Fondamentalmente, l’invecchiamento progressivo della popolazione artigiana, provocato in particolar modo anche da un insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni anche dal commercio elettronico, il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali hanno costretto molti artigiani a gettare la spugna.
Una parte della “responsabilità”, comunque, è ascrivibile anche ai consumatori che in questi ultimi dieci anni hanno cambiato radicalmente il modo di fare gli acquisti, sposando la cultura dell’usa e getta, preferendo il prodotto fatto in serie e consegnato a domicilio.
La calzatura, il vestito o il mobile fatto su misura sono ormai un vecchio ricordo. Il prodotto realizzato a mano è stato scalzato dall’acquisto scelto sul catalogo on line o preso dallo scaffale di un grande magazzino.
Emergenza nazionale o modernità?
Non avvertono questo trend i lavori della nuova era digitale e del web, nemmeno tatuatori, gelaterie, alimentari, estetica e attività legate ai social, pertanto verrebbe da chiedersi se ci troviamo dinanzi ad una flessione radicale dettata dalla modernità. Di contro, è un dato oggettivo la netta variazione dei mestieranti, situazione che metterebbe in grave emergenza la reperibilità di figure professionali ad esempio sui settori dell’edilizia, artigianato, elettrotecnica, acuendo problematiche molto più ampie sul piano socio economico. Checché se ne dica, comunque, rimarrà il “saper fare” che è il vero motore della nostra eccellenza manifatturiera.
- Dennis Spinelli