C’era una volta la Virtus Lanciano dei miracoli, la squadra condita da calciatori esperti di categoria, giovani in rampa di lancio e vecchie glorie, che 10 anni fa esatti era ad un passo dai playoff verso la Serie A. Semplicemente i ricordi di un rossonero che non esiste più, poiché la realtà parallela degli ultimi 10 anni racconta una storia sportiva nerissima naufragata tra le promesse infrante, al netto dei buoni propositi.
Sarebbe pretestuoso rivangare il passato dinanzi al presente, ma oggi questo pesante fardello diviene lo slogan programmatico, etico, lavorativo della nuovissima società a forti tinte lancianesi.
La neo società costituitasi dalla gestione dell’ex patron Palombaro del resto era nata sotto una stella già incerta: in primis sulla questione stadio, con il Guido Biondi impiegato veramente poco rispetto alle premesse elargite al pubblico, se non fosse anche per il caos attorno agli impianti sportivi.
Un Lanciano, difatti, che nella pratica non ha respirato fino in fondo il proprio territorio, senza mai avere la possibilità di sentirsi a casa. Il secondo aspetto, meno tecnico e più concettuale, era legato alla presunta lancianesità.
La piazza chiedeva senso di responsabilità e appartenenza a chi aveva da poco rilevato una matricola esterna.
Pochi quindi i lancianesi che hanno partecipato al progetto attivamente, partendo dall’asse dirigenziale al gruppo squadra, concentrato certamente sul campo e sulla maglia, ma stordito dai continui problemi interni.
Il terzo aspetto è comunicativo, cioè aver alimentato agli albori del progetto enormi aspettative (“tre anni per la Serie C”) per ritrovarsi a dover legittimamente fare i conti con costi, organizzazione aziendale, malumori, dietrofront. Proiettare i tifosi verso il paradiso e, volenti o nolenti, tradire questa promessa non è stato probabilmente il modo migliore per approcciarsi ad una piazza profondamente ferita.
La fiducia ora vacilla, eppure c’è tanto Lanciano dentro questo Lanciano FC. Le dichiarazioni dei diretti interessati appaiono formalmente allineate sui punti fondanti, determinati a consolidare, rafforzare e ricostruire gli ingranaggi di un progetto che aveva ampie potenzialità inespresse.
Non si leggono proclami di vittoria, anzi, l’obiettivo resta la permanenza nella categoria, occorre però giudicare onestamente i primi passi del nuovo collettivo rossonero, ricordando che i cambiamenti fanno parte del calcio.
Servirà tempo, servirà cadere per imparare dagli errori, servirà ulteriore sforzo per il mercato. Serietà, impegno, cuore, in un mix di competenze assunte da professionisti del calcio a Lanciano, quali ad esempio il mister Massimiliano Memmo, una certezza per l’Eccellenza, il direttore tecnico Marcello Di Camillo, che di rossonero e piccoli campioni se ne intende da anni, o il beniamino dei tifosi frentani come capitan Antonio Aquilanti, nel ruolo di collaboratore tecnico.
Tutti uniti insieme ai membri dello staff tecnico e dirigenziale, sotto l’ala del patron Carlini, per dare un taglio netto al recente passato e guardare, con rinnovato entusiasmo e consapevolezza, il futuro del Lanciano FC.
Squadra tra l’altro dal forte richiamo frentano, che presenterà nei propri ranghi i ragazzi lancianesi, simbolo della lancianesità attuale da congiungere ai volti storici del Lanciano e ai tifosi, adulti e giovanissimi.
- Dennis Spinelli