LANCIANO – Ha avuto inizio oggi a Lanciano, presso la Corte d’Assise di Chieti, la fase istruttoria del processo riguardante la morte di Annamaria D’Eliseo, avvenuta due anni fa, il 15 luglio 2022. Aldo Rodolfo Di Nunzio, 72 anni, marito della vittima, è imputato di omicidio volontario aggravato.
Di Nunzio è difeso dagli avvocati Alberto Paone e Nicola De Fuoco, che ha recentemente sostituito l’avvocato Silvia De Santis.
Il processo si è aperto con la deposizione dei primi quattro testi del procuratore capo Mirvana Di Serio. Durante l’udienza, sono stati ascoltati i carabinieri che hanno condotto le indagini. Di Nunzio, ex ispettore dei vigili del fuoco, è attualmente recluso nel carcere di Teramo.
Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe strangolato la moglie con dei fili elettrici nella cantina-garage della loro abitazione in località Iconicella di Lanciano, inscenando poi un suicidio. Tuttavia, l’autopsia non ha chiarito con certezza se la morte sia stata causata da omicidio o suicidio.
La difesa sostiene che si tratti di un processo basato su indizi, non essendo emerse prove schiaccianti di colpevolezza.
Durante l’udienza, è stato rivelato che l’imputato soffre di bipolarismo maniacale ed era in cura presso il Centro di igiene mentale di Lanciano, mentre la moglie era seguita dal medico di famiglia per una forma di depressione. I Carabinieri hanno riferito che non c’è stata colluttazione e nel garage non è stata trovata alcuna traccia di ganci che la donna avrebbe potuto usare per impiccarsi.
Di Nunzio è stato arrestato l’11 gennaio scorso, due giorni prima della scadenza della seconda proroga d’indagine, in seguito alla scoperta di un file audio registrato dal sistema di videosorveglianza esterno dell’abitazione. Nell’analisi informatica condotta dal consulente della Procura, Christian Franciosi dell’Aquila, sono stati isolati sei secondi di frammenti in cui si sentivano grida della donna.
Tuttavia, la consulenza di parte effettuata dal fonico forense Marco Perino di Ivrea, e depositata il 10 maggio all’apertura del processo, sostiene che nell’audio si sente solo una voce maschile e nessuna voce femminile.
Il 14 maggio scorso, la Corte d’Assise ha respinto la richiesta della difesa di remissione in libertà o concessione degli arresti domiciliari per Di Nunzio. Successivamente, a seguito di un ricorso al Riesame, il 6 giugno, il tribunale ha confermato la decisione della Corte d’Assise.
Il processo continua, con la difesa che cerca di dimostrare l’assenza di prove concrete a carico dell’imputato e l’accusa che insiste sulla colpevolezza di Di Nunzio basandosi sugli elementi raccolti durante le indagini.