Sono passati esattamente sei anni dalla tragedia di Rigopiano.
Era il 18 gennaio del 2017, una delle giornate che gli abruzzesi non scorderanno mai. Neve, tanta, troppa, eravamo tutti bloccati in casa con un senso di strana angoscia che ci attraversava.
Poi il terremoto, 4 piccole scosse, noi abruzzesi con il terremoto non scherziamo, i morti dell’Aquila non li dimentichiamo, la catastrofe di Avezzano del primi del 900 fa parte del nostro dna.
Quel giorno una valanga distruggeva l’hotel Rigopiano, nel comune di Farindola-.
Morirono 29 persone. Famiglie distrutte, bambini che rimarrano sempre bambini sulle foto da piangere.
29 anche gli imputati insieme a una società, al processo che dovrebbe chiudersi, il condizionale è d’obbligo, entro il 17 febbraio.
La pubblica accusa ha chiesto complessivamente oltre 151 anni di carcere. Sono stati chiesti 12 anni per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, 11 e 4 mesi per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, 6 per l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco. Sono sotto processo anche tecnici comunali e provinciali. La decisione, con il rito abbreviato, spetta al Gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea. Le accuse sono, a vario titolo, disastro colposo, omicidio e lesioni plurime colpose, falso, depistaggio, abusi edilizi.
Sulla SPA Hotel piombarono 120 tonnellate di ghiaccio, alberi e rocce. Nelle ore precedenti la tragedia gli ospiti volevano andare via. Avevano madato i bambini e giocare nella sala biliardo per discuture il come andare via senza spaventare i più piccoli.

Li vennero salvati molti dei più piccoli. La piccola Ludovica venne tirata fuori solo dopo molte ore ma era salva insieme alla sua mamma e al fratellino. Per altri, troppi, si scavò a mani nude per ore.
I soccorsi partirono a piedi, una missione di salvataggio al limite dell’umana comprensione. Quando arrivarono non c’era più nulla, solo ghiaccio e uno squarcio nella montagna.
Proprio nel giorno dell’anniversario in aula ci sono le arringhe difensive. I parenti non ci saranno, saranno sul luogo della tragedia per la commemorazione e per continuare a interrogarsi di come sia potuti succedere.