ORTONA – Il Coordinamento tutela delle vie verdi d’Abruzzo e le associazioni Stazione ornitologica abruzzese, Lega italiana protezione uccelli e Gruppo di intervento giuridico hanno depositato un ricorso al Tar contro il nuovo Piano regolatore generale chiedendo lo stop a nuove colate di cemento sulla costa dei trabocchi.
L’iter del nuovo prg si è concluso lo scorso maggio con la firma della delibera di approvazione dello strumento urbanistico da parte di Luciano Di Biase, commissario ad acta nominato dalla Regione. L’ amministrazione comunale definì quel momento per la città storico e atteso da 28 anni. Di diverso parere le associazioni che hanno depositato il ricorso al TAR, sezione di Pescara, chiedendo l’annullamento del Prg pubblicato sul Bura il primo giugno scorso. «Il nuovo strumento urbanistico- si legge in una nota- consente oltre 50 ettari di nuova cementificazione, fondando le scelte su un’irrealistica previsione di aumento di 1/3 della popolazione da 23 mila a 34 mila abitanti. Invece di puntare sulla riqualificazione del centro storico sono state previste vaste aree destinate a nuovi edifici con centinaia di migliaia di metri cubi di cemento lungo le due riserve regionali Ripari di Giobbe e dell’Acquabella e lungo la fascia costiera tra lido Riccio e fiume Foro al confine con Francavilla».
Le associazioni spiegano che già oggi Ispra calcola che a Ortona il consumo di suolo, cioè la copertura con edifici, fabbriche, strade, è pari al 12,3% del territorio comunale, contro una media nazionale del 7% e una regionale del 5%. I ricorrenti ricordano anche di aver presentato, durante l’iter di approvazione, numerose osservazioni alla Vas cercando un’interlocuzione con l’amministrazione per farle cambiare rotta ma senza risultati. Il ricorso, presentato dagli avvocati Herbert Simone e Michele Pezone, si fonda su sei motivi principali:
- Incoerenza delle nuove previsioni edificatorie rispetto ai dati di fatto concernenti l’andamento della popolazione, attualmente in diminuzione, e ai dati ISPRA sul consumo di suolo. Il sacrificio ambientale e paesaggistico di vaste aree sull’altare del cemento non ha alcuna possibile spiegazione logica in termini di corretta gestione di un territorio fragile e al contempo di pregio;
- Violazione della normativa sulla Valutazione ambientale strategica, in quanto le osservazioni delle associazioni tese a dimostrare l’inutilità delle aree di espansione e l’impatto gravissimo sulle matrici ambientali già oggi sotto stress a causa di traffico, mancata depurazione delle acque, consumo di suolo e innalzamento del livello marino a causa dei cambiamenti climatici non sono state controdedotte, neanche per gruppi;
- Mancato adeguamento alle numerose prescrizioni espresse dalla Soprintendenza, dalla ASL e dalla provincia di Chieti che avevano richiesto modifiche sostanziali anche per ridurre l’impatto ambientale e paesaggistico del nuovo piano nonché i rischi per la salute per la presenza dell’impianto ENI a rischio di incidente rilevante;
- Violazione del D.lsg. 105/2015 che impone appunto di tener conto nella pianificazione urbanistica della presenza di impianti a rischio di incidente rilevante (cosiddetta norma Seveso ter) al fine di ridurre i rischi per cittadini e ambiente prevedendo delocalizzazioni, vie di fuga ecc.;
- Mancata verifica di coerenza rispetto al Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Chieti che richiede la tutela del suolo;
- Approvazione del piano senza averlo prima sottoposto a Valutazione di incidenza ambientale prevista per tutti i Siti di interesse comunitari, anche solo proposti. Lo scorso 28 dicembre 2021, prima dell’approvazione del Piano regolatore, lo stesso Consiglio comunale aveva votato la richiesta per l’istituzione di due nuovi Sic per la presenza di habitat e fauna protetti, come il Fratino, all’Acquabella e lungo la costa tra Ripari di Giobbe e la foce del fiume Foro, aree interessate, direttamente o indirettamente dallo sviluppo edilizio del nuovo piano.
E’ singolare che nell’ambito del progetto LIFE Calliope, finanziato dall’Unione Europea, in questi giorni si stia procedendo alla Valutazione di incidenza per posizionare semplici passerelle di legno e paletti di delimitazione sulle dune. Ad avviso dei ricorrenti si tratta di una palese contraddizione, visto che invece uno strumento urbanistico che prevede una pesante cementificazione non è stato sottoposto alla procedura.
Daniela Cesarii