PESCARA- Con una recente sentenza la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 1, comma 4, della legge regionale del 30 dicembre 2020 (Norme a sostegno dell’economia circolare e di gestione sostenibile dei rifiuti) limitatamente alla parte in cui si ribadisce la volontà di non prevedere la realizzazione di impianti dedicati di incenerimento per i rifiuti urbani.
La legge era stata impugnata dal Governo per una presunta incompatibilità con la normativa nazionale. A diffondere la notizia è stato l’assessore regionale, Nicola Campitelli, con delega ai rifiuti, con una nota.
“Nel 2020 – ha spiegato l’assessore Campitelli – abbiamo licenziato una legge regionale sull’economia circolare che ha confermato di non prevedere la realizzazione di inceneritori all’interno del territorio della regione. Si trattava di una previsione già presente nella normativa regionale che però andava a confliggere con quella nazionale. Per questo è stata impugnata dal Governo e la Corte ne ha sancito l’illegittimità costituzionale”.
La Corte Costituzionale ha ribadito però che compete alle Regioni “la definizione di criteri per l’individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, e che i Piani Regionali per la gestione dei rifiuti stabiliscono i criteri per l’individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti”.
Gli impianti di smaltimento dei rifiuti devono essere realizzati a debita distanza dai centri abitati e da funzioni sensibili come scuole, asili nido, centri sportivi e di aggregazione, distretti sanitari, ospedali e case di riposo.
Daniela Cesarii